Sicurezza

Valutazione rischio cancerogeno polveri di legno

Valutazione rischio cancerogeno polveri di legno: cos’è, come farla, quali sono le misure di prevenzione e protezione da adottare e i nuovi valori limite di esposizione

Gli agenti cancerogeni e mutageni sono presenti in molti ambiti lavorativi. Uno degli ambiti in cui il rischio di contrarre patologie neoplastiche è più elevato è quello in cui si utilizzano polveri di legno. Diverse ricerche sulla polvere di legno fanno una distinzione tra polvere di legno tenero e polvere di legno duro, attribuendo a quest’ultimo un’alta probabilità di causare forme tumorali. Infatti, le polveri di legno duro sono state da tempo inserite nell’elenco delle sostanze classificate cancerogene per l’uomo.

In tutte le mansioni in cui vi è esposizione alle polveri di legno, il datore di lavoro ha l’obbligo di ridurre al minimo il livello di esposizione attraverso una valutazione preliminare e gli interventi correttivi attraverso misure di prevenzione (contenimento della quantità di polvere in ambiente lavorativo) e di protezione (mezzi per limitare il contatto dei lavoratori con la polvere).

I risultati delle analisi e delle eventuali misure correttive vanno riportate all’interno del documento di valutazione dei rischi (DVR), che deve essere redatto datore di lavoro. Per eseguire una corretta valutazione dei rischi ti consiglio di scaricare subito il software per la redazione del DVR  in grado di guidarti passo passo nella valutazione dei rischi da esposizione ad agenti cancerogeni e nell’elaborazione del DVR.

Con l’entrata in vigore del dlgs 44/2020 viene ampliato l’elenco delle sostanze classificate cancerogene e introdotti nuovi valori limite di esposizione. In particolare, per quanto riguarda l’esposizione alle polveri di legno duro, il valore di 5 mg/m3  è stato ridotto a 3 mg/m3 e da gennaio 2023 è stato ulteriormente ridotto a 2 mg/m3.

Cosa sono le polveri di legno?

Le polveri di legno sono sospensioni di particelle disperse nell’aria che vengono prodotte durante la lavorazione del legno. La produzione di queste particelle varia a seconda della tipologia di lavorazione e delle specie legnose impiegate.

Il legno è un materiale complesso e relativamente eterogeneo con una quota di componenti comuni a tutte le essenze (ossia la varietà di legno disponibile ad essere lavorato) ed una quota, invece, di componenti particolari specifici per ciascuna classe di esse.

É importante, prima di entrare nello specifico, comprendere la differenza tra il legno e la polvere di legno. La differenza è legata principalmente al fatto che il legno è un materiale naturale dalle numerose proprietà ed utilizzi, mentre la polvere di legno si riferisce allo scarto e al residuo che si ottiene dopo aver lavorato il materiale legnoso.

Le polveri di legno non sono pericolose in quanto fatte di legno, ma perché sottili ed inalabili. Dunque, solo le lavorazioni che comportano l’esposizione alle polveri possono far insorgere un eventuale forma tumorale.

Quali polveri di legno sono cancerogene?

I legni vengono suddivisi in duri (castagno, quercia, ciliegio, ecc.) e teneri (abete, cipresso, ecc). Questa distinzione non tiene necessariamente conto delle caratteristiche fisiche di resistenza del legno, per cui legni relativamente teneri per la lavorabilità sono compresi nel gruppo dei legni duri. Diversi studi dimostrano che le polveri di legno duro possono dar luogo a polveri cancerogene, la cui inalazione costituisce un rischio per l’uomo.

Come sono classificate le polveri di legno duro? L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) classifica la polvere di legno come cancerogena e la riporta nel GRUPPO 1, gruppo che contiene le sostanze con sufficienti evidenze di cancerogenicità per l’uomo.

Mansioni che espongono i lavoratori a polveri di legno

I lavoratori possono inalare polveri di legno ogni volta che il legno viene:

  • segato;
  • perforato;
  • tagliato;
  • piallato;
  • levigato;
  • carteggiato.

Inoltre, i lavoratori possono essere esposti a polveri di legno anche nei luoghi dove esse vengono raccolte e cioè durante le operazioni di pulizia e manutenzione dei macchinari, durante la loro sostituzione o durante lo svuotamento dei contenitori e dei depositi della polvere.

La polvere, in genere, tende a depositarsi su tutte le superfici dei locali, specialmente in quelle zone meno frequentate, transitate e pulite. È qui che si sollevano grandi quantità di polvere per cui i lavoratori possono esservi esposti in maniera rilevante, anche se la loro presenza è occasionale e per un tempo breve.

Quali sono gli effetti sulla salute?

La polvere di legno è stata classificata come cancerogena dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). I potenziali effetti dannosi sulla salute sono determinati dalla penetrazione e dalla deposizione delle particelle nelle vie aeree secondo diversi meccanismi fisiopatogenetici che spesso agiscono in associazione (meccanismi fisici, tossici e allergici). Principalmente sono coinvolte le cavità nasali, i seni paranasali e il nasofaringe.

L’esposizione alle polveri di legno non provoca soltanto neoplasia dei seni paranasali, ma è responsabile anche di altre patologie non tumorali come:

  • alveolite allergica;
  • dermatite, orticaria da contatto, congiuntivite;
  • asma bronchiale di tipo allergico;
  • bronchite cronica;
  • irritazione oculare e nasale;
  • ecc.

Come valutare il rischio cancerogeno?

La valutazione del rischio cancerogeno prende in considerazione i seguenti aspetti:

  • le caratteristiche delle lavorazioni che generano agenti cancerogeni;
  • la durata e la loro frequenza;
  • quantitativi di agenti cancerogeni prodotti o utilizzati;
  • la concentrazione dell’agente cancerogeno;
  • le possibili vie di assorbimento (anche quella cutanea);
  • il numero dei lavoratori potenzialmente esposti;
  • le misure preventive e protettive applicate ed il tipo dei dispositivi di protezione individuale utilizzati (DPI).

Il titolo IX del dlgs 81/08 (Capo I) specifica che la valutazione del rischio cancerogeno deve essere effettuata prima dell’inizio di attività e ogni qualvolta ci siano modifiche significative nel ciclo produttivo con cadenza triennale.

Polveri di legno: nuovi valori limite

I rischi derivanti dalle esposizioni a polveri di legno duro sono stati oggetto di diverse leggi, sia a livello nazionale che comunitario. La Direttiva Europea 2004/37 del 29/04/2004 classifica come cancerogeni i lavori comportanti esposizione a polvere di legno duro e stabiliva un limite di esposizione occupazionale (OEL) pari a 5 mg/m3 (valore già indicato nella Direttiva Europea 1999/38) misurato su un periodo di 8 ore come frazione inalabile.

In America, sia l’ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) che il NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health) hanno adottato un limite più restrittivo pari a 1 mg/m3.

I nuovi valori limite per le polveri di legno sono definiti dall’entrata in vigore del dlgs 44/2020 che, tra i vari aspetti, amplia l’elenco delle sostanze classificate cancerogene ed introduce, appunto, i nuovi valori limite di esposizione professionale. Per quanto riguarda l’esposizione alle polveri di legno duro, il valore di 5 mg/m3 è stato ridotto a 3 mg/m3 e, da gennaio 2023, il nuovo limite è di 2 mg/m3.

Questi nuovi valori continuano a riferirsi alle polveri di legno duro, fermo restando che nel caso in cui le polveri di legno duro siano mischiate con altre tipologie di legni, il valore limite si applica a tutte le polveri di legno presenti.

Gli obblighi del datore di lavoro nella valutazione rischio cancerogeno polveri di legno

Il dlgs 81/08 (titolo IX) prevede a carico del datore di lavoro e delle varie figure coinvolte nel sistema di sicurezza e protezione aziendale (rspp, medico competente, rls) particolari obblighi e compiti volti alla prevenzione dei rischi per la salute, alla modifica degli adempimenti organizzativi procedurali, comportamentali e tecnici. Questi sono:

  • valutazione dei rischi;
  • attuazione delle misure tecnologicamente attuali per contenere la quantità di polvere nell’aria ambiente;
  • mantenimento e controllo tramite il monitoraggio ambientale del valore limite di esposizione che non deve essere superato;
  • istituzione e/o aggiornamento del registro di esposizione per il lavoratori esposti;
  • limitazione del numero dei lavoratori esposti a polveri di legno duro con la segregazione delle lavorazioni ove è possibile;
  • campionamento periodici;
  • formazione ed informazione degli esposti da effettuare con continuità e/o quando si verificano modifiche al ciclo produttivo;
  • raccolta, immagazzinamento delle polveri di legno duro, ai fini dello smaltimento, utilizzando contenitori ermetici etichettati;
  • fornitura di idonei DPI.

Registro di esposizione

I lavoratori esposti alle polveri di legno devono essere iscritti al cosiddetto registro di esposizione, redatto e aggiornato dal datore di lavoro che ha il compito di averne cura insieme al medico competente. Il registro di esposizione deve riportare:

  • l’attività svolta;
  • i dati relativi all’agente cancerogeno utilizzato (in questo caso la polvere di legno);
  • il livello dell’esposizione in termini di intensità, frequenza e durata.

Il datore di lavoro invia periodicamente una copia di questo registro all’INAIL e all’organo di vigilanza competente per territorio; inoltre, comunica loro ogni tre anni, e comunque ogni qualvolta sia necessario, le variazioni attuate.

DPI adeguati

In tutte le mansioni in cui vi è l’esposizione del lavoratore alle polveri di legno, il datore di lavoro deve fare in modo di portare al minimo il rischio, assicurando che siano messi a disposizione adeguati impianti di aspirazione delle macchine e dispositivi di protezione individuali (DPI). Quando i rischi connessi con l’esposizione per via inalatoria a polveri di legno non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione da mezzi di protezione collettiva, da misure di tipo organizzativo e procedurale, è necessario impiegare idonei DPI delle vie respiratorie (respiratori).

I respiratori più communente utilizzati sono quelli a filtro antipolvere, in assenza di specifiche esigenze (come ad esempio insufficienza di ossigeno o presenza di concentrazioni ambientali estremamente elevate) che possono essere di vario tipo e offrire livelli di protezione diversi. La scelta del respiratore, adeguato al livello di rischio, deve essere effettuata considerando il livello di protezione necessario che dipende dalla concentrazione della polvere di legno aero dispersa.

Qualora non fosse possibile determinare la concentrazione della polvere aero dispersa, il livello di protezione minimo da utilizzare corrisponde a quello offerto da una semi maschera con filtri di classe P2 o FFP2 che devono aderire perfettamente al viso. L’impiego di questi dispositivi richiede obbligatoriamente anche l’addestramento, oltre all’informazione e alla formazione.

Misure di prevenzione

Nel caso della lavorazione del legno, non essendo possibile la sostituzione della sostanza cancerogena con altre sostanze che non lo sono (art. 235 dlgs 81/08, titolo IX), la produzione di polveri dovrà essere mantenuta al livello più basso tecnicamente possibile e comunque sempre inferiore ai 2 mg/m³.

I principali interventi di prevenzione da attuare sono:

  • separazione delle lavorazioni: separare in locali diversi le operazioni che producono polveri di legno da quelle che non ne producono, allo scopo di limitare il numero di persone esposte;
  • scelta delle macchine: acquistare macchine che siano provviste di dispositivi di aspirazione localizzata sui punti dove si genera la polvere;
  • ventilazione per aspirazione localizzata: i dispositivi di aspirazione localizzata devono essere collegati ad una canalizzazione che espelle l’aria inquinata all’esterno;
  • utilizzo di sistemi di aspirazione senza riciclo dell’aria;
  • pulizia del locale e delle macchine da eseguire giornalmente;
  • formazione ed informazione sui rischi di esposizione a polveri di legno;
  • organizzazione del lavoro con procedure necessarie per controllare la dispersione di polveri.

È fondamentale per il datore di lavoro eseguire una corretta valutazione dei rischi che tenga conto di tutto il processo produttivo e di tutti quei prodotti o sostanze che i lavoratori utilizzano per valutare eventuali malattie professionali. Per questa ragione, ti consiglio di scaricare subito il software per la redazione del DVR in cui puoi trovare le linee guida per una corretta valutazione dei rischi di tutte le attività di lavoro.

 

 

 

 

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