Superbonus 90/110%: crediti pagabili e non pagabili
Superbonus 110%/90% e la nuova direttiva dell’Istat e dell’Eurostat: i crediti legati dal Superbonus e bonus facciate verranno classificati come crediti pagabili
“E io pago!”
Siamo nel 1903, quando l’avarissimo barone Antonio Peletti interpretato da Antonio De Curtis, meglio conosciuto come Totò, ereditò dal padre una cassetta piena di monete preziose e gioielli di valore inestimabile. Nel testamento, il defunto aveva espresso la volontà di devolvere metà del patrimonio al comune, affinché fosse costruita una scuola e l’altra metà a suo nipote, ossia il figlio di Antonio: Gastone.
Alzi la mano chi non ha visto almeno una volta il film tratto dall’omonima commedia “47 morto che parla” di Petrolini.
La famosa espressione “e io pago” è sempre più spesso pronunciata da committenti, intimoriti dal blocco dei crediti, o da imprese e tecnici che si ritrovano il cassetto fiscale pieno di crediti senza poterli monetizzare.
Ecco dunque che la speranza collettiva è quella di uno sblocco definitivo dei crediti fiscali. In questo articolo vediamo in cosa consistono i crediti pagabili e non pagabili, più volte citate negli ultimi giorni come questione cruciale per lo sblocco del Superbonus e della cessione del credito.
Prima di entrare nello specifico , ti suggerisco uno strumento di notevole aiuto per la gestione della pratica Superbonus che potrai usare gratuitamente per 30 giorni, ed una guida sui bonus edilizia. Questo strumento ti consentirà di fare:
- check list Superbonus 110 e gestione documentale;
- piani di sicurezza;
- compilazione automatica dei documenti;
- archiviazione e condivisione sul cloud;
- ecc.
Superbonus secondo Eurostat
Per svelare questo mistero legato ai crediti pagabili o non pagabili dobbiamo fare un piccolo passo indietro nel tempo, a maggio 2020 quando fu emanato il dl 34/2020 (decreto rilancio) che aveva l’obiettivo di rilanciare il nostro Paese nel periodo post Covid. L’Istat incaricò l’Eurostat (Unione statistico dell’Unione Europea) di formulare dei pareri per evidenziare i problemi legati alla contabilità dei crediti fiscali trasferirti a terzi. L’Eurostat classificò il Superbonus come credito “non pagabile”, mentre quello dell’industria 4.0 come “credito pagabile”.
Secondo il verdetto pubblicato sul portale ufficiale dell’Istat il primo marzo 2023, i crediti d’imposta maturati con il Superbonus 110% e bonus facciate a partire dal 2020 subiranno un cambio di marcia: da crediti non pagabili vanno considerati crediti pagabili. Tali crediti verranno registrati nell’immediato come spesa pubblica senza essere spalmati nell’arco degli anni previsti dalla detrazione.
Vediamo insieme la differenza di crediti pagabili e crediti non pagabili.
Crediti pagabili e non pagabili
In linea di principio sono considerati pagabili i crediti che saranno con ragionevole certezza integralmente fruiti dal beneficiario, tramite un rimborso o con la possibilità di utilizzarli in compensazione con le somme dovute, anche negli anni successivi. Questi debiti creano un incremento del debito pubblico, essendo registrati come spese vere e proprie.
I crediti non pagabili sono quelli che vengono registrati nel bilancio dello Stato come riduzione delle entrate e vengono utilizzati per scontare le tasse.
Sintetizzando, per considerare pagabili i crediti, occorre considerare 3 criteri fondamentali:
- utilizzo dei crediti anche per gli anni successivi;
- cedibilità dei crediti;
- possibilità di compensare i criteri con qualsiasi tipo di imposta o di contributo sociale.
ANCE e lo sblocco dei crediti
Confermata la contabilizzazione dei crediti da bonus edilizi negli esercizi di bilancio passati. Nel 2021 e 2022 Istat certifica che le costruzioni sono state il vero motore dell’economia del Paese.
Dopo i pareri dell’Istat e Eurostat sull’argomento dei crediti pagabili e non pagabili, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, commentano che i crediti legati dai bonus edilizi possono e devono essere pagati subito alle famiglie e imprese.
Le imprese impegnate nel settore dei bonus edilizi (come certifica l’Istat) hanno trainato il PIL del 2021 del 2022 (+ 20,7% e 10,2% valore aggiunto delle costruzioni) le quali messe in condizioni di operare possono fornire un rapporto determinante anche alla crescita del 2023.
Queste le parole del Presidente dell’ANCE.

Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!