Parlamento EU: approvato il salario minimo
Stabiliti i requisiti essenziali per l’adeguatezza dei salari minimi garantiti, come stabilito dalle leggi nazionali o dai contratti collettivi
“Il lavoro nobilita l’uomo“: è un proverbio che esalta il valore dell’occupazione, attribuito al famoso scienziato Charles Darwin.
Inoltre, tra i principi fondamentali della Costituzione italiana, l’art. 1 cita:
l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro
e l’art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto,
inoltre,
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Il lavoro, quindi, è salvaguardato dalla norma di fonte primaria ed è disciplinato da un contratto. In Italia, come in altre nazioni, il contratto di lavoro è lo strumento principale per regolarizzare le attività lavorative e garantire anche un salario minimo per assicurare condizioni di vita dignitose.
È stata approvata così la nuova direttiva europea sul salario minimo la quale ha ricevuto l’ok definitivo dai ministri delle Finanze europei. I paesi membri avranno ora 2 anni di tempo per attuarla, introducendo riforme e iniziative legislative in grado di adeguare il salario minimo alla crescente inflazione e al costo della vita.
Ricordiamo che il 14 settembre scorso il Parlamento Europeo accolse in via definitiva la nuova legge sui salari minimi, con 505 voti favorevoli, 92 contrari e 44 astenuti. Le regole saranno applicato a tutti i lavoratori dell’Unione Europea con contratto o rapporto di lavoro. I Paesi membri dell’EU avranno 2 anni di tempo per recepirlo.
Adeguamenti salari minimi
La legge che fu approvata in parlamento Europeo e prevede che il salario minimo rimarrà sempre di competenza dei singoli Stati membri, i quali dovranno garantire che tali salari siano sufficienti ad assicurare una vita dignitosa per tutti singoli lavoratori.
Inoltre ogni Stato membro dovrà tenere conto del costo della vita e dei più ampi livelli di retribuzione.
Valutazione
Ogni singolo Paese dell’Unione Europea deve “tassativamente” apportare una corretta valutazione e determinare un paniere di beni e servizi a prezzi reali o fissarlo al 60% del salario mediano lordo e al 50% del salario medio lordo. Tuttavia dato che questi valori possono cambiare in base a vari fattori, l’Unione Europea si impegna a verificare regolarmente il processo di adeguamento, in modo da far riadattare il salario minimo in base al cambiamento delle condizioni economiche.
Contrattazione collettiva
Uno degli obiettivi prefissati dalla direttiva è quello di aumentare il numero di lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva.
Situazione in Europa
I salari minimi più alti sono accordati in Lussemburgo (2.141,99 €), Irlanda (1.656,20 €) e Germania (2.112,00 €); quelli più bassi in Bulgaria (311,89 €), Lettonia (430,00 €) ed Estonia (584,00 €). Nell’UE, 21 Paesi su 27 hanno un salario minimo garantito.
Situazione in Italia
L’Italia rientra insieme a Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia tra i Paesi che non hanno un salario minimo stabilito per legge, come il resto dei Paesi UE, ma si basano esclusivamente sulla contrattazione.
Il nostro Paese, però, non è obbligato dalla direttiva ad implementare un salario minimo poiché ha un tasso di copertura della contrattazione collettiva superiore all’80%; resta, però, il fatto che un lavoratore su quattro guadagna meno del reddito di cittadinanza, come evidenziato dai numeri del XXI Rapporto annuale dell’INPS e il fenomeno della povertà lavorativa è in crescita, in un contesto che continua a peggiorare a causa dell’inflazione.

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