L’OICE calcola un costo medio tra 40 e 55 mila euro per interventi di efficienza energetica e antisismici su un appartamento in condominio. Le scadenze da ricordare
Il miglioramento delle prestazioni energetiche del patrimonio edilizio immobiliare diventa sempre più urgente: ad inizio febbraio è stata approvata in prima istanza dalla Commissione industria la bozza di direttiva dell’Unione europea attuativa del pacchetto Fit for 55% sulle “case green” che impone l’obbligo di miglioramento energetico degli edifici residenziali entro tempi stabiliti per il raggiungimento di determinati obiettivi.
Dal momento dell’approvazione finale della direttiva, attesa entro l’estate, gli Stati membri dovranno adeguarsi: entro il 1° gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E; entro il 2033 la classe D per arrivare nel 2050 a zero emissioni. Le scadenze si riferiscono a tutti gli immobili residenziali.
La classificazione energetica degli edifici, identificata dalla lettera A alla G, può incidere notevolmente sul prezzo di mercato della nostra casa e rappresenta, ormai, un passaggio obbligato in diversi adempimenti. È, quindi, importante predisporre correttamente questo documento, anche in modo da evitare sanzioni. Ti consiglio, a tal riguardo, il software per la certificazione energetica più performante grazie al quale anche quest’obbligo può divenire una piacevole e facile operazione da concludere in tutta tranquillità, al riparo da possibili errori.
Benefici sull’ambiente, risparmi in bolletta e creazione di posti di lavoro: questi gli effetti positivi che l’attuazione della direttiva europea avrebbe sul comparto immobiliare. Ma a quale prezzo?
L’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, OICE, ha formulato alcune stime sull’impatto economico che l’attuazione della direttiva europea “case green” comporterebbe alle tasche degli Italiani.
In base ad alcuni dati acquisiti con gli attuali incentivi, il Coordinatore del Gruppo di Lavoro sul Superbonus, Fabio Tonelli, ha stimato i costi degli interventi necessari per arrivare in classe D entro il 2033, come chiesto dalla direttiva green.
In particolare:
Un edificio tipo costruito negli anni ’80 e ubicato a circa 400 metri sul livello del mare, nell’ipotesi di 5 piani fuori terra, con appartamenti della superficie media di circa 105 mq, il passaggio da una attuale classe G alla classe D porta ad un costo minimo medio di circa 40.000 euro ad appartamento con intervento sull’involucro esterno (pareti, copertura e solaio sottostante al primo piano riscaldato). Con un intervento più organico (infissi, caldaie e impianto fotovoltaico condominiale) se ne dovrebbero aggiungere altri 20.000 circa per appartamento.
Gli importi riportati comprendono ovviamente lavori, spese tecniche ed iva al 10%. Sarebbe altresì auspicabile che unitamente all’aspetto energetico si tenesse conto anche della pari necessità di riqualificare sismicamente il patrimonio edilizio italiano. La spesa stimabile per interventi di miglioramento sismico non invasivi (rafforzamenti locali, antiribaltamento dei paramenti esterni e ripristino di parti ammalorate) per la medesima tipologia di edifici, in zona sismica 1 e 2, è oggi stimabile pari a circa 55.000 euro per appartamento.
Alla luce dei dati analizzati emerge che adeguare quasi il 60% del patrimonio immobiliare italiano nell’arco di circa 5 anni richiederà uno sforzo economico molto elevato in tempi così ristretti. Per questo motivo, la richiesta avanzata dall’OICE è di trovare una formula basata su una maggiore flessibilità per gli Stati dell’Unione europea: le nuove regole andrebbero introdotte in maniera graduale.
Inoltre, un chiaro riferimento è volto agli incentivi fiscali (in primis il Superbonus) attraverso cui, nonostante tutte le difficoltà causate dal blocco dei crediti, il nostro patrimonio immobiliare ha subito un netto miglioramento dell’efficienza anche in termini di sostenibilità ambientale.
Alla luce della bozza della direttiva, l’adeguamento in termini di efficienza degli edifici deve avvenire, sostanzialmente, in due step: entro il 2030 si dovrà raggiungere la classe E e entro il 2033 la classe D, per quanto riguarda gli immobili residenziali.
La direttiva non dà solo indicazioni sulla riqualificazione degli immobili, residenziali e non residenziali ma prevede anche una serie di scadenze finalizzate a ridurre in maniera significativa le emissioni degli edifici nell’arco di una ventina di anni.
Nel dettaglio tutte le scadenze da ricordare a partire dal recepimento della direttiva, che potrebbe arrivare nel mese di luglio 2025, fino al 2040, anche se già dal 1° gennaio 2024 dovrebbe scattare il divieto di agevolazioni fiscali per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili.
Il prossimo passo sarà l’esame della plenaria a marzo, precisamente in calendario dal 13 al 16 marzo; successivamente avrà inizio il “trilogo”, ossia un negoziato fra le tre Istituzioni europee (Parlamento, Commissione e Consiglio) e, probabilmente con ulteriori novità e modifiche, si avvierà verso la versione finale del testo da approvare. Solo allora si passerà al recepimento da parte di ciascun Paese membro dell’Eurozona.
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