Normativa antisismica, la panoramica sullo stato dell’arte in Italia
Normativa antisismica, la classificazione e la normativa italiana di prevenzione del rischio sismico, regione per regione
L’Italia è un Paese ad alto rischio per la sua particolare posizione geografica: gli eventi sismici che si sono verificati negli anni sono risultati catastrofici, non tanto per l’intensità del sisma quanto per l’inadeguatezza delle strutture.
In riferimento ai recenti terremoti del centro Italia, la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome ha pubblicato un documento con il punto della situazione in materia di normative antisismiche regionali.
Il documento opera un’attenta ricostruzione del panorama normativo nazionale e regionale nel campo della prevenzione sismica.
Normativa antisismica, il quadro nazionale
A partire dal 1908, terremoto di Messina e Reggio Calabria, ad oggi si sono susseguiti numerosi interventi da parte del legislatore a livello statale, ai quali si sono affiancati quelli regionali che presentano una sostanziale omogeneità tra di loro.
Prima di analizzare le normative regionali, il documento pubblicato dalla Conferenza fa una ricognizione dei provvedimenti ai quali i singoli Enti territoriali si sono conformati, tenendo conto delle caratteristiche geomorfologiche dei singoli territori.
Tra i principali atti di riferimento per le Regioni, il documento riporta:
- la legge 15 marzo 1997, n. 59
- il lgs 31 marzo 1998, n. 112
- il dpr 380/2001
- la egge 9 novembre 2001, n. 401
- l’Ordinanza dpcm 3274 del 20 marzo 2003
- l’Ordinanza dpcm 3519/2006
- il dm 14 gennaio 2008
- la circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 617 del 2 febbraio 2009
Norme antisismiche regionali, il quadro sinottico
Il documento fa il quadro delle normative regionali in materia di prevenzione sismica che si realizza attraverso:
- la classificazione sismica, individuando la pericolosità sismica dei suoli
- la normativa sismica, imponendo misure preventive alle strutture in base al rischio sismico dei luoghi
La classificazione sismica
La classificazione simica consiste nella suddivisione del territorio nazionale in specifiche aree, caratterizzate da un comune rischio sismico.
Dal 1908 al 1974 i Comuni italiani sono stati classificati come sismici e sottoposti a norme restrittive per le costruzioni solo dopo essere stati devastati dai terremoti.
Tra le prime normative antisimiche la legge 1086/1971 e la legge 64/1974; nel 1981 viene adottata la proposta di riclassificazione del territorio nazionale in 3 categorie sismiche. Fino al 19884 solo il 45% del territorio nazionale fu classificato.
Nel 2003, dopo il terremoto del 2002 in Puglia e Molise, venne emanata l’Opcm 3274/2003, che opera una nuova classificazione sismica dell’intero territorio italiano ed elimina le zone non classificate.
L’Ordinanza conferiva agli Enti Locali l’incarico di effettuare la classificazione sismica di ogni singolo Comune prevedendo, inoltre, l’adeguamento alle normative edilizie vigenti, a seconda della zona di classificazione sismica.
Tutti i Comuni italiani, a seconda del loro livello di accelerazione del suolo, nonché della frequenza e dell’intensità degli eventi, sono stati classificati in 4 zone indicative del loro rischio sismico:
- zona 1: comprende i territori esposti ad una maggiore pericolosità, potendosi verificare eventi molto forti, finanche catastrofici
- zona 2: indica i siti in cui gli eventi sismici, seppur di minore intensità, possono comunque causare ingenti danni
- zona 3: è caratterizzata da una bassa sismicità, sebbene in alcuni contesti geologici può vedere ampliati i propri effetti
- zona 4: racchiude i Comuni che presentano il minor rischio sismico, in cui sono possibili scosse lievi e sporadiche, in ogni caso con bassa dannosità
Pertanto, ad oggi tutte le Regioni italiane sono a rischio sismico e obbligate a progettare nuove costruzioni ed intervenire su quelle già esistenti tenendo conto dell’intensità dell’azione sismica, dotandosi di apposite normative.
La normativa sismica
Conformemente a quanto previsto dal dpr 380/2001, gran parte delle Regioni italiane ha adottato apposite leggi regionali allo scopo di garantire una maggiore tutela della pubblica incolumità e della prevenzione sismica. In particolare, hanno consentito di disciplinare in maniera quasi uniforme:
- i procedimenti di autorizzazione sismica
- le procedure di vigilanza e di controllo sulle opere e le costruzioni nelle zone sismiche
- le modalità specifiche di repressione delle violazioni e di applicazione delle sanzioni
- l’obbligo di verificare preventivamente la compatibilità degli strumenti urbanistici e di pianificazione comunale secondo le condizioni geomorfologiche del territorio
L’attuale quadro di riferimento delle normative antisismiche regionali risulta così composto:
- Molise: lr 9 settembre 2011, n. 25
- Basilicata: lr 38/1997
- Emilia Romagna: lr 19/2008, modificata dalla lr 6/2009
- Campania: lr 8/1983, modificata dalla lr 9 maggio 2016. n. 10
- Liguria: lr 29/1983, modificata dalla lr 11/2013
- Calabria: lr 37/2015, modificata dalla lr 16/2016
- Friuli Venezia Giulia: lr 16/2009
- Lazio: regolamento regionale 14/2016
- Lombardia: lr 33/2015, cui ha fatto seguito la dgr 5001/2016
- Umbria: lr 1/2015, con cui è stata abrogata la precedente lr 27 gennaio 2010, n. 5, ma sono stati fatti salvi tutti gli atti di indirizzo ad essa riferibili, per cui le dgr 165-171 del 20 febbraio 2012 e la dgr 325 del 27 marzo 2012
- Valle d’Aosta: lr 23/2012, successivamente integrata dalla dgr 40/2014
- Marche: lr 17/2015
- Abruzzo: lr. 28/2011, modificata dalla lr 20 ottobre 2015, n. 32
Clicca qui per scaricare il documento sul panorama della normativa regionale antisismica

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