Dall’UNI le regole per la progettazione del Tetto Verde
Il “tetto verde” protegge dai raggi UV, dalle intemperie e dai danni meccanici, favorisce l´isolamento termico e acustico dell´edificio, riduce l´inquinamento atmosferico catturando le polveri sottili e, non meno importante, è bello da vedere.
Largamente diffuso in alcuni paesi europei, negli ultimi anni, si sta registrando anche in Italia un continuo e progressivo interesse per la realizzazione di queste coperture impermeabilizzate a verde, che sono considerate un valido strumento per raggiungere obiettivi di compensazione, mitigazione e miglioramento ambientale, anche su scala territoriale.
Il tetto verde può essere di due tipi: estensivo oppure intensivo, in funzione del tipo di vegetazione scelto. Accanto alle funzioni primarie di protezione dall’acqua, dal rumore e di protezione termica, la soluzione di tetto verde offre grandi vantaggi estetici, di miglioramento del clima e soprattutto ecologici, perché restituisce all’ambiente preziosi spazi verdi.
Per proteggere queste coperture dall’umidità del terreno e dalle radici si utilizzano delle barriere chimiche (prodotti con azione diserbante che proteggono la membrana dal proliferare delle radici) e quelle fisiche, cioè l’inserimento di una lamina metallica e un film di materiale sintetico.
Le regole di progettazione di queste coperture, che finora erano state lasciate alle singole aziende, sono state ora discusse, confrontate, raccolte e messe “nero su bianco” in un’unica norma nazionale: la UNI 11235, che definisce appunto le regole di progettazione, esecuzione, manutenzione e controllo di coperture a verde, con elemento di tenuta realizzato con membrane bituminose, in poliolefine o in polivinilcloruro, in funzione delle particolari situazioni di destinazione d’uso, di contesto climatico e di contesto edilizio.
Clicca qui per scaricare alcune pubblicazioni sul “tetto Verde” in lingua inglese
Clicca qui per scaricare un approfondimento tratto dal sito dell’UNI su Tetto Verde e UNI 11235

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