Centro studi CNI e nuove partite IVA, calcoli di convenienza sul nuovo regime dei minimi
Il Centro studi del CNI effettua una serie di calcoli confrontando il nuovo e il vecchio regime dei minimi, evidenziando la convenienza di aderire al vecchio.
La Legge n. 11/2015 (in vigore dal 1 marzo 2015), di conversione del Decreto Milleproroghe, ha previsto il ripristino per tutto il 2015 del vecchio regime dei contribuenti minimi.
Pertanto coloro che apriranno la partita IVA nell’anno in corso e con un fatturato fino a 30.000 euro potranno godere di un sistema impositivo con una aliquota al 5% per un periodo di 5 anni o fino al raggiungimento dei 35 anni.
La Legge di stabilità 2015, approvata alla fine dello scorso anno aveva previsto un regime agevolato per detentori di partite IVA, applicabile su un fatturato massimo di 15.000 euro, con una aliquota del 10% nei primi 3 anni di attività e del 15% per i successivi.
Attraverso una serie di simulazioni e confronti il Centro Studi del CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri) ha verificato, per gli iscritti ad Inarcassa (ingegneri e architetti) con reddito fino a 15.000 euro (limite massimo previsto dal più recente regime approvato con la Legge di Stabilità 2015), la maggiore convenienza del vecchio regime dei minimi, oggi prorogato, rispetto al nuovo regime.
Nelle simulazioni si è tenuto conto di molteplici soglie di reddito e livelli di costo (che impattano ovviamente nella determinazione dell’imponibile).
In particolare, si sono considerate situazioni in cui un ingegnere libero professionista abbia costi per soli 200 euro, per 1.000 euro, per 2.000 euro, per 3.000 euro, per 4.000 euro e per 5.000 euro.
In tutti i casi, anche considerando livelli molto bassi di costi deducibili, il vecchio regime dei minimi, attualmente prorogato fino alla fine del 2015, risulta sempre più conveniente del nuovo regime.
La maggiore convenienza del precedente regime è spiegata da due fattori:
- l’aliquota più bassa (5%) praticata nel vecchio regime rispetto al nuovo
- la deduzione dei costi che ha generalmente un impatto maggiore nel vecchio regime rispetto al nuovo. In quest’ultimo l’imponibile è calcolato sul 78% del reddito annuo ovvero con un abbattimento del 22%
Anche se il nuovo regime fosse esteso a redditi superiori a 15.000 euro (aspetto non previsto dalla normativa che, viceversa, ha abbassato come è noto da 30.000 a 15.000 euro il tetto massimo di reddito a cui si applica il regime agevolato), il vecchio regime dei minimi resterebbe sempre più conveniente, nella maggioranza dei casi, rispetto al nuovo.
In allegato proponiamo il Comunicato del CNI e uno Speciale di BibLus-net con il confronto tra i 2 regimi.
Clicca qui per scaricare lo Speciale di BibLus-net con il confronto tra i 2 regimi
Clicca qui per scaricare il Comunicato del Centro studi CNI

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