CdS: no al silenzio assenso del permesso di costruire in area vincolata, no alla deroga delle distanze tra fabbricati da parte di norme secondarie
Le eccezioni alle regole ci sono quasi sempre ma spesso c’è bisogno di qualcuno che ce le rammenti o ne chiarisca ulteriormente l’efficacia. E allora Palazzo Spada torna ad esprimersi sul silenzio assenso al rilascio del permesso di costruire e sulla derogabilità delle distanze tra fabbricati. Quando sono possibili? Prima di addentrarci nei dettagli della risposta al quesito attraverso il caso dipanato dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 4933/2023, vorrei ricordarti che la scelta del titolo abilitativo più appropriato per la realizzazione di un manufatto edilizio costituisce motivo di facile inciampo con serie conseguenze amministrative e penali, ma la stessa gestione del titolo edilizio scelto correttamente potrebbe risultare confusa tra molteplici moduli da compilare, presentare e successivamente archiviare. È per questo che ti suggerisco un software per i titoli abilitativi in edilizia che può rendere il tuo lavoro più veloce, facile da tenere in ordine e consultare agevolmente.
Un privato intendeva ristrutturare il proprio immobile con parziale demolizione del fabbricato esistente e ampliamento con sopraelevazione di tre piani.
Per tale progetto egli aveva già richiesto in precedenza al Comune più di un permesso di costruire, osteggiato da un vicino che ne lamentava il non rispetto delle distanze legali con la sua proprietà confinante.
Dopo alterni scontri giudiziari con il vicino, il nostro protagonista in occasione dell’entrata in vigore del nuovo PUG (Piano urbanistico generale) comunale, che contemplava alcune deroghe alla prescritta distanza di 10 metri tra pareti finestrate di cui al dm n. 1444 del 1968, decideva di richiedere un nuovo permesso di costruire. Ma il Comune rimaneva silente oltre i termini, per cui egli aveva ritenuto formatosi il silenzio assenso sulla richiesta del titolo edilizio.
Successivamente, nel momento in cui il proprietario preannunciava all’amministrazione comunale l’invio della comunicazione inizio lavori, l’ente si determinava ad annullare in autotutela il permesso di costruire. Ne nasceva, così, un ricorso al Tar con richiesta di risarcimento, che il tribunale accoglieva.
Il Comune non demordeva e ricorreva in appello presso il CdS contro la decisione del Tar, con le seguenti motivazioni:
I giudici di Palazzo Spada chiariscono che in materia ambientale e paesaggistica non si può procedere per silenzio-assenso bensì per provvedimenti espliciti (art. 20, comma 4, legge n. 241 del 1990):
Nel caso specie, nessun titolo poteva ritenersi legittimamente formato per silentium stante i vincoli paesaggistici gravanti sull’area
In merito alle deroghe sulle distanze legali, essi sottolineano che:
La distanza minima è imposta per qualsiasi forma di nuova costruzione e al regime ricostruttivo da effettuarsi in tutto il territorio comunale.
In particolare, per nuova costruzione devono intendersi:
al regime ricostruttivo va associata:
inoltre, tali distacchi si applicano sia in senso planimetrico che in senso altimetrico o elevazione.
Le uniche eccezioni sono:
Il ricorso è, quindi, accolto.
Inserire un progetto in un contesto reale non è operazione facile data la quantità di norme e regolamenti da rispettare, tra cui le distanze legali tra fabbricati, ma oggi desidero consigliarti il software Progettazione Edilizia 3D per la progettazione architettonica BIM in grado di rappresentare velocemente le possibili soluzioni progettuali con una drastica riduzione di possibili errori.
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